La Balla dell’Oca

(Molte lune or sono un’oca fuggì, per amor di libertà, dai Giardini Margherita, scorrazzando ad ali spiegate e sculettante, fra le strade innevate della Felsinea Urbe. Venne lungamente inseguita da gendarmi indaffarati a sbloccare il traffico bolognese, già messo a dura prova dalla neve caduta nella notte.Lo rammentate?
Bene, tutto ciò non ha nessuna importanza. La balla dell’Oca venne fondata nel 1945 da bolognesi che scelsero come acronimo del nome completo SOCMEL, per ricordare il profondo radicamento nella città, ma anche la sua irriverenza. La gerarchia della Balla richiama quella degli antichi romani e ne parodizza soprattutto l’aspetto militaresco. I membri si possono riconoscere tutt’ora per il tipico colore verde che indossano, e per la patacca trilobata che spicca fiera in mezzo ai loro petti, rinvigoriti a suon di pinciate, su cui si erge l’oca bianca infelucata che affianca le Due Torri, con tutta la minacciosità tipica del tratto disneyano. Tutt’oggi la Balla si distingue per l’esuberanza e la schiettezza con cui interpreta la goliardia. Se mai doveste scorgere penne bianche o manti verdi contornati da starnazzi non siate avari di sorrisi: probabilmente verranno ripagati in Bacco. Ulik ulik.